Aree Marine Protette: una ricchezza di biodiversità e uno strumento di crescita per il territorio
La tutela degli ecosistemi e la lotta alla crisi climatica non rappresentano un freno alla crescita stessa delle comunità e dei territori coinvolti nella transizione ma un’occasione di rilancio degli habitat e dell’economia marina.
I principali obiettivi delle politiche climatiche mondiali si incentrano sulla diminuzione dell’impatto ambientale delle attività antropiche e sulla riqualificazione degli habitat naturali a tutela degli organismi presenti in essi.
Il trattato di Parigi del 2015 è stato il primo documento ratificato a livello globale che delinea la roadmap degli interventi che i Governi e i cittadini sono tenuti a porre in essere per tutelare gli equilibri tra Uomo e Natura.
Il progetto 30×30 prevede, per la tutela dei mari, la realizzazione del 30% di Aree Marine Protette entro il 2030. Le Aree Marine Protette (AMP) sono zone marine dalla particolare rilevanza biologica in ragione della presenza di specie marine e vegetali importanti per l’habitat marino e in stato di degrado.
Queste zone tutelate dalle ingerenze umane come la pesca professionale, il passaggio di imbarcazioni e gli ormeggi o la balneazione, danno all’Ambiente l’occasione di rigenerarsi biologicamente. Nella maggior parte delle Aree Marine Protette, infatti, è stato rilevato dagli esperti un miglioramento delle condizioni di flora e fauna locali.
L’effetto “riserva” prodotto dalla riduzione della presenza umana comporta un incremento della densità, della taglia e della biomassa delle specie marine. Coordinatamente a ciò si aggiungono “l’effetto reclutamento” e “l’effetto spillover” che determinano un miglioramento delle zone esterne all’AMP che vedono un aumento in numero e taglia dei pesci anche in zone lontane dal sito protetto.
Oggi le AMP in Italia sono arrivate a coprire circa il 18-19% delle acque nazionali, con l’obiettivo entro il 2030 di rispettare l’obiettivo del 30%.
Le difficoltà di costituzione delle AMP variano dalle difficoltà burocratiche nella realizzazione, fino al poco favore da parte delle comunità locali che contestano l’infruttuosità economica delle zone protette.
Questa seconda mozione rivolta alla tutela del mare ha avuto con il tempo prove contrarie.
La costituzione di Aree non antropizzate arricchisce, con il tempo, molti aspetti dell’economia marittima.
Gli effetti positivi sull’Ambiente sopra descritti consentono a specie marine di aumentare i loro banchi e arricchire così il mercato ittico. La rigenerazione degli habitat sottomarini garantiscono un’alta qualità delle acque circostanti , che può solo favorire il settore turistico della zona.
In gran parte del mondo le Aree Protette hanno vissuto negli ultimi anni un’evoluzione delle possibilità di sfruttamento. Molti centri scientifici e Governi hanno coordinato la tutela degli ecosistemi con la conversione energetica.
Una pratica sempre più frequente è quella di realizzare AMP all’interno di Parchi eolici off-shore o viceversa. Gli esperti hanno confermato i reciproci vantaggi che questa convivenza può avere: i processi biologici non vengono intaccati dalla presenza del Parco e anzi le basi delle turbine rappresentano un hotspot alimentare per le specie della zona, come dimostra lo studio “Marine mammals trace anthropogenic structures at sea”, condotto dall’università di St Andrews e da un team di scienziati marini scozzesi, olandesi, statunitensi.