Cop27 di Sharm el-Sheikh: la conferenza delle speranze
Il 6 novembre a Sharm el-Sheikh ha avuto inizio la ventisettesima Conferenza dell’ONU sui
cambiamenti climatici.
Il luogo di incontro dei 120 Capi di Stato è come di consueto simbolico e legato ai tragici eventi
climatici che negli ultimi mesi hanno colpito il nord Africa e gran parte del medio-oriente.
La Conferenza si è aperta con un messaggio chiaro: “Non possiamo più rimandare”.
La pericolosità per i destini dell’uomo della crisi climatica e dell’innalzamento delle temperature si
è manifestato ancora più chiaramente nell’ultimo anno, lanciando un monito sempre più forte ai
Governi della Terra.
Le inondazioni in Pakistan e Africa settentrionale, gli incendi devastanti di gran parte delle foreste
dell’Europa Meridionale, la crisi alimentare che investe l’Africa e l’Asia, sono tutti campanelli
d’allarme che non possiamo più far finta di non sentire.
“La lotta ai cambiamenti climatici è la sfida del nostro secolo”, così ha esordito il Segretario
dell’Onu, Antonio Guterres, ribadendo ancora una volta che la missione di oggi è consegnare un
mondo il più vivibile possibile alle generazioni future.
Ambiente Mare Italia – AMI guarda con attenzione agli sviluppi della COP27, con l’auspicio che sia
la conferenza della concretezza e delle speranze e non solo l’ennesima rassegna delle illusioni.
La speranza è quella che vengano rispettati i programmi di contrasto alla crisi climatica statuiti
nell’accordo di Parigi, vedendo quindi una riduzione delle emissioni del 50% al 2030 e la neutralità
climatica al 2050. Iniziative che, come da programma COP, dovranno rispettare una “giusta
transizione”, nel rispetto quindi delle persone e dello sviluppo economico di ogni Nazione.
La massima aspirazione è la realizzazione di un’evoluzione green inclusiva, che tenga conto di ogni
realtà economica e sociale, dalle grandi alle piccole imprese, dalle istituzione ai cittadini, dal
mondo della scienza ai giovani: una nuova cultura che coordini l’evoluzione della razza umana alla
sostenibilità ambientale e alla salvaguardia del rapporto Uomo-Pianeta.
Purtroppo dall’Accordo di Parigi gli impegni dei Governi sono stati ad oggi insufficienti, vedendo
ogni anno aumentare la temperatura globale, le emissioni clima-alteranti e i danni causati dalla
crisi climatica. I dati dell’Organizzazione mondiale metereologica (Omm) parlano chiaro: se nel
2015 il rischio era un aumento di 1,5 gradi, oggi il mondo rischia entro fine secolo di vivere a 2,6
gradi in più, con conseguenze devastanti per miliardi di persone.