L’impatto del riscaldamento e dell’acidificazione degli oceani sulle spugne marine.
Il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani stanno minacciando e mettendo in serio pericolo non solo i coralli, ma anche le spugne marine, secondo i dati di una ricerca pubblicata su ISME Communications da ricercatori australiani e neozelandesi.
Le spugne marine (phylum Porifera) si alimentano principalmente di piccole particelle organiche disciolte nell’acqua di mare, plancton e piccoli batteri attraverso un meccanismo di filtrazione e svolgono ruoli essenziali nell’oceano, come la formazione dell’habitat e la pulizia delle acque, in quanto trattengono con la filtrazione molte particelle responsabili del classico torpore che si trova nelle profondità marine.
Attualmente, a livello globale, gli oceani hanno assorbito quasi un terzo dell’eccesso di CO 2 rilasciato nell’atmosfera attraverso attività antropiche, rispetto all’epoca preindustriale. I ricercatori, quindi, hanno variato la temperatura dell’acqua di mare e del pH per rappresentare le condizioni attuali (28,5 °C, pH 8,0) e le condizioni dell’oceano previste per il 2100 (31,5 °C, pH 7,6).
Malgrado si tratti di animali capaci di adattarsi in quasi tutte le condizioni e di riuscire a sopravvivere anche in acque particolarmente inquinate, l’esposizione a 31,5 °C per otto settimane ha avuto un effetto significativo sulla salute delle spugne. I campioni esposti allo stress termico hanno mostrato una percentuale significativamente più elevata di necrosi tissutale per intossicazione.