Mar Mediterraneo: un patrimonio naturale da proteggere.
Il Mar Mediterraneo, culla di biodiversità e storia, è un patrimonio naturale da proteggere da diversi rischi legati ai cambiamenti climatici, all’inquinamento marino e costiero e ai numerosi problemi ambientali che minacciano le comunità e gli ecosistemi.
Inquinamento marino e costiero da micro e macroplastica.
Il Mar Mediterraneo è una delle aree più pesantemente inquinate da plastica e microplastica al mondo e conseguentemente la plastica galleggiante si accumula lungo le sue coste a causa delle attività umane e della circolazione marina.
La plastica infatti rappresenta fino all’82% dei rifiuti osservati, il 95-100% del totale dei rifiuti marini galleggianti e oltre il 50% dei rifiuti sui fondali marini nel Mar Mediterraneo, secondo i dati del rapporto speciale della rete di scienziati ed esperti Mediterranean Experts on Climate and environmental Change (MedECC) presentato ieri alla Cop29 di Baku.
Entro il 2040 la perdita di plastica in mare è destinata a raddoppiare se la produzione annuale di plastica continuerà a crescere a un tasso del 4%. E’ importante e urgente quindi ridurre la crescita della produzione, implementare normative che limitino la plastica monouso e migliorare la gestione dei rifiuti per ridurre la perdita di plastica in mare.
Principali effetti del cambiamento climatico sul Mediterraneo.
Innanzitutto, il cambiamento climatico sta scaldando la regione mediterranea il 21% più velocemente rispetto al resto del mondo. In secondo luogo, sta producendo diversi effetti ambientali e climatici negativi nella zona costiera del bacino del Mediterraneo:
- innalzamento del livello del mare;
- erosione costiera e perdita di servizi ecosistemici;
- inondazioni delle coste;
- salinizzazione delle falde acquifere;
- ondate di calore;
- aumento delle specie aliene invasive;
- sfruttamento eccessivo degli stock ittici;
- eutrofizzazione delle acque costiere;
- aumento della temperatura delle acque superficiali;
- diminuzione del ph delle acque superficiali;
- ridotta disponibilità idrica.
Secondo gli autori dello studio, è pertanto fondamentale “un’efficace conservazione e ripristino degli ecosistemi di carbonio blu, comprese le praterie di erba marina, le zone umide costiere, le paludi salate e gli ecosistemi terrestri costieri (comprese le dune costiere). La capacità di sequestro del carbonio delle zone umide costiere è circa 10 volte quella degli ecosistemi terrestri, ma non sono sufficientemente protetti”.
Verso un modello di Sviluppo Sostenibile.
In conclusione, la neutralità carbonica entro il 2050 può essere raggiunta solo garantendo maggiore stabilità politica ed economica e implementando modelli di sviluppo circolare e sostenibile, soprattutto nei paesi del Mediterraneo meridionale e orientale.
Un’efficace implementazione dell’economia blu sostenibile è un modo efficace per proteggere e trasformare le aree marine e costiere del Mediterraneo, promuovendo risorse per uno sviluppo locale, inclusivo, sostenibile e resiliente.